È martedì, la vigilia di Natale, l’ultima mattinata di lavoro con mio figlio Antonio e il mio collega Mario, prima di qualche giorno di riposo per le feste. Io sono Giuseppe, 54 anni, trenta dei quali passati in raffineria a fare manutenzione agli impianti, abituato quotidianamente ad entrare in ambienti confinati.
Sto pensando a mia moglie Anna, che a casa sta preparando il cenone di questa sera, ci vedremo con tutta la famiglia: mio fratello Pietro e Luisa, il piccolo Enrico, nonno Giovanni, Laura la fidanzata di Antonio, e forse riuscirà ad arrivare anche mia figlia Marta dalla Germania, chissà se adesso è in volo?
Sono nella cisterna, vedo lassù in alto un puntino di luce che entra dalla botola di accesso, piccolo, sfuocato, si muove a destra e sinistra, si sdoppia, gira in tondo. Mi chiedo cosa stia succedendo, giro la testa e vedo Antonio a fianco a me, lui dorme tranquillo disteso… bah, sono confuso, non mi sembra il momento di dormire penso, poi sento urlare dall’alto, rimbombare le pareti metalliche del serbatoio come il tamburo di una batteria… è venuto sonno anche a me, riesco solo a vedere Mario che scende dalla scaletta, poi più nulla, buio.
Ecco adesso vedo i miei cari, sono intorno a me; Antonio, Mario ed io siamo vestiti bene, ci sono fiori e tanta tanta gente, ci sono anche i colleghi, il mio capo, gli amici di Antonio con Laura, che felicità vedere tutti lì insieme, che Natale!!!
Ma io… ma Antonio, Mario… ma perché… non capisco, siamo tutti e tre distesi e immobili.
Non sono stupido, ci ho messo un po’, non volevo crederci, ma ora ho capito.
Eppure lo dovevo sapere che lavorare all’interno di serbatoi con probabile presenza di sostanze pericolose è una situazione di alto rischio…Solo un paio di mesi fa ho fatto formazione sugli spazi confinati, il mio capo mi ha informato sul Documento di Valutazione dei Rischi e sui rischi relativi agli ambienti a sospetto di inquinamento o confinati, mi ha addestrato alle Procedure di lavoro e di Gestione dell’Emergenza, ho firmato velocemente il Permesso di Lavoro, era tutto in una cartellina con tutti quei documenti, quelle cartacce, ma sono anni che faccio questo lavoro, e non è mai successo nulla.
“Dai, facciamo in fretta, che ho voglia di tornare a casa, farmi una doccia e poi fare festa – ho detto questa mattina alla mia squadra – tanto oggi non c’è nessuno in azienda, gli impianti sono fermi”.
Non è mai successo nulla… Non è mai successo nulla… Non è mai successo nulla…
Oggi però non è il 24 Dicembre, è solo il 23 Ottobre, c’è ancora tempo, questo non deve succedere.
Io sono Giuseppe, sono vivo, e voglio tornare dalla mia famiglia.
Ambienti confinati: come si identificano e quali sono i requisiti per lavorare in sicurezza?
Purtroppo la storia di Giuseppe è una storia molto comune, gli infortuni sul lavoro in ambienti confinati sono per lo più mortali e molto spesso plurimi perché coinvolgono anche i soccorritori.
Le cause possono essere multiple: mancata mappatura di tutti gli ambienti confinati, inadeguata valutazione dei pericoli o sottovalutazione dei rischi, improvvisazione, abitudine e poi ancora mancata formazione e addestramento sulle procedure di lavoro e di gestione delle emergenze.
Vediamo quali sono i passi da affrontare, le indicazioni e le misure di prevenzione per Lavorare In Sicurezza Negli Ambienti Confinati o Sospetti Di Inquinamento.
Identificare gli ambienti confinati o sospetti di inquinamento
Parlando di ambienti confinati una delle principali criticità di applicazione della normativa di riferimento, D.P.R. n.177/2011, è relativa all’identificazione.
La normativa cita esplicitamente alcuni fra gli ambienti confinati di più immediata identificazione -“ovvero (D.Lgs. 81/08, art.66) pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri, gas o vapori tossici, asfissianti, infiammabili o esplosivi (art.121), vasche, canalizzazioni, tubazioni serbatoi, recipienti e silos (All.IV)”.
Ma al di là di questi come possiamo trattare gli altri luoghi non di immediata classificazione?
Non troviamo una definizione universale ed univoca di “ambiente confinato”, tuttavia le Linee Guida INAIL fanno riferimento ad uno “spazio di lavoro circoscritto, caratterizzato da limitate aperture di accesso e da una ventilazione naturale sfavorevole, in cui può verificarsi un evento incidentale importante, che può portare ad un infortunio grave o mortale, in presenza di agenti chimici pericolosi o in carenza di ossigeno”.
In base allo Standard Statunitense OSHA 1910.46 è un luogo nel quale sussistono le seguenti condizioni:
- Largo abbastanza da consentire ad un lavoratore di entrare interamente con il corpo ed eseguire il lavoro assegnato
- Che crea limitazioni e/o impedimenti per l’ingresso o l’uscita (cioè non si riesce ad entrare o uscire senza piegarsi, senza ostacoli, senza salire o scendere, senza girarsi o contorcersi. Particolare attenzione dovrà essere posta anche in relazione agli spazi necessari per il soccorso ed il recupero di emergenza)
- Non è progettato per essere occupato continuativamente per un lavoratore, né destinato ad esserlo
E’ fondamentale considerare che alcuni ambienti in determinate condizioni potrebbero non comportare nessun pericolo e quindi non apparire come confinati, tuttavia in particolari circostanze legate alle modalità lavorative o all’ambiente circostante potrebbero verificarsi cambiamenti apparentemente insignificanti e perlopiù repentini tali da compromettere la vita dei lavoratori.
Valutare i rischi negli ambienti confinati o sospetti di inquinamento
Una volta effettuata la completa Mappatura Degli Ambienti Confinati è necessario effettuare una puntuale e esaustiva valutazione dei rischi, è il primo passo per garantire l’esecuzione dei lavori in sicurezza.
Preliminarmente la normativa ci impone di valutare se sia necessario l’ingresso dell’operatore o se le operazioni possano essere eseguite in altro modo dall’esterno eliminando il rischio all’origine (D. Lgs.81/08, Art. 15).
I principali rischi posso essere suddivisi in varie categorie
- Rischi chimici: riguardano la respirabilità dell’aria e quindi la presenza di atmosfere asfissianti o tossiche
- Rischio di incendio e/o esplosione
- Rischi fisici: riguardano la caduta dall’alto, il seppellimento o sommersione e l’impossibilità di evacuazione dal basso o dall’alto
- Altri rischi: difficoltà di comunicazione, rischio elettrico, biologico, stato emotivo delle persone, ridotta visibilità, etc.
Nella valutazione dei rischi ogni ambiente dovrà essere considerato in modo puntuale, analizzando non solo i rischi presenti ed evidenti ma anche i rischi potenziali correlati alle modalità lavorative, all’ambiente circostante e alle lavorazioni precedenti.
Una volta identificati e valutati i rischi dello specifico ambiente è necessario segnalarlo. Il “Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art. 3 comma 3 del DPR 177/2011”, Commissione consultiva permanente all’art. 6 del D.Lgs. 81/08.” cita esplicitamente la segnaletica da impiegare per evidenziare la presenza di tali ambienti. In particolare L’UNI ha pubblicato due norme, la UNI 7545-32:2016 e la UNI EN ISO 7010:2017, relative ai segnali di pericolo per la presenza di uno spazio confinato e per l’informazione sui pericoli specifici presenti.
La segnaletica da utilizzare per indicare la presenza di un ambiente confinato (o spazio confinato) dovrà essere la seguente:
- pittogramma indicante la presenza dello spazio confinato conforme alla norma UNI 7545-32
- pittogrammi per ulteriori segnali specificiin relazione ai rischi effettivamente presenti, nonché agli obblighi di utilizzo di particolari precauzioni, dispositivi di protezione, etc., conformi alla norma UNI EN ISO 7010
- dicitura “ambiente confinato” o “ambiente sospetto di inquinamento”;
- la dicitura “divieto di ingresso senza lo specifico modulo autorizzativo“
Procedure di lavoro e Piano di Emergenza
Il terzo passo riguarda la pianificazione e progettazione delle attività, definendo le procedure operative di lavoro e di gestione dell’emergenza.
L’accesso in ambienti confinati non dovrà mai essere improvvisato ma rispettare le indicazioni e le misure stabilite in fase di valutazione dei rischi per garantire la sicurezza delle operazioni.
In particolare le procedure dovranno contenere almeno le seguenti indicazioni con specifica assegnazione di compiti e responsabilità:
- Identificazione dell’ambiente e dei rischi presenti
- Individuazione delle competenze richieste e del rappresentante del Datore di lavoro committente (in caso di lavori in appalto)
- Modalità di verifica preliminare delle condizioni ambientali e di monitoraggio della qualità dell’aria per tutta la durata delle lavorazioni
- Eventuale bonifica dell’ambiente per garantire il ripristino e/o il mantenimento delle condizioni di respirabilità
- Verifica dell’accesso/uscita
- DPI e attrezzature (di lavoro e di soccorso) compresi i controlli preliminari sulla funzionalità di questi
- Eventuali procedure di lock-out e tag-out
- Modalità per autorizzare l’accesso (rilascio di permesso di lavoro)
- Modalità operative all’interno, eventuali obblighi e prescrizioni specifiche
- Individuazione degli addetti al salvataggio “attendenti”, delle procedure di recupero e soccorso, degli spazi da lasciare per eventuali soccorsi esterni
- Messa in sicurezza per rilascio dell’ambiente
Inoltre è fondamentale considerare che ogni procedura efficace avrà queste caratteristiche:
- Semplicità e comprensibilità – è importante che sia comprensibile e accessibile da tutti gli addetti
- Ergonomia – in questo contesto quanto più è applicabile un sistema, tanto minore sarà il rischio che questo non venga utilizzato
- Realizzabilità – è inutile pianificare sulla carta procedure incompatibili sul piano operativo
- Specificità – ogni ambiente va valutato singolarmente, considerando le sue caratteristiche e peculiarità, vietata la generalizzazione
- Valutazione del rischio residuo – è bene sapere che in molti casi i rischi non vengono eliminati completamente ed è necessario gestire il rischio residuo.
L’obiettivo principale non è la ricerca di formale conformità normativa quanto piuttosto di prestare soccorso alle persone infortunate all’interno dell’ambiente confinato senza mettere a repentaglio la vita dei soccorritori. Per tale motivo le procedure non dovranno essere generalizzate ma specifiche e applicabili al contesto lavorativo.
Se l’ambiente e le modalità operative lo permettono è preferibile mantenere il personale all’interno costantemente connesso al sistema di recupero durante le operazioni. Questo consente di adottare un sistema di salvataggio definito NO-ENTRY RESCUE ovvero di estrarre l’infortunato senza che sia necessario l’accesso e quindi l’esposizione a rischio dei soccorritori.
Nell’individuazione della squadra di soccorso è auspicabile valutare anche l’idoneità del lavoratore in relazione allo stress emotivo e le prestazioni fisiche richieste nell’attività di salvataggio. Il numero di addetti al soccorso sarà definito in funzione del numero di operatori che operano all’interno dell’ambiente confinato, della natura del luogo e della difficoltà di salvataggio
In particolari contesti e quando la complessità delle lavorazioni lo richiede potrà essere valutata la condivisione delle procedure di emergenza, delle modalità di utilizzo dei DPI e delle attrezzature con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco. Questo accorgimento potrebbe risultare decisivo per la riuscita del salvataggio.
Se le attività sono inquadrate all’interno di un contesto di appalto dove si individua un datore di lavoro committente e un datore di lavoro dell’impresa esecutrice la gestione dell’emergenza dovrà essere condivisa, sarà un processo in cui tutti i datori di lavoro dovranno compartecipare pur rimanendo promotore il committente.
DPI, strumentazione e Attrezzature necessarie
Chiariti i passi precedenti è opportuno dotarsi delle adeguate attrezzature e DPI, sia per le fasi di lavoro che per le operazioni di soccorso.
Nei lavori in ambienti confinati o sospetti di inquinamento i DPI utilizzati sono di III° categoria in quanto proteggono da rischi che possono causare conseguenze molto gravi quali morte o lesioni irreversibili.
Per tale motivo è obbligatorio l’addestramento all’uso di tali dispositivi.
A titolo di esempio i DPI e le attrezzature potranno essere:
- Dispositivi per la valutazione della qualità dell’aria – rilevatori multigas, rilevatori della concentrazione di ossigeno e di sostanze esplosive (LEL), etc.
- Dispositivi di Protezione Individuale – Imbracature con certificazione per il recupero (EN 1497), maschere filtranti o autorespiratori, kit di emergenza “scappa scappa” con bombola di ossigeno, etc.
- Attrezzature per il recupero e accesso – dispositivo di ancoraggio, dispositivo di recupero e eventuale sistema anticaduta*, etc.
*ATTENZIONE: sia per chi entra ed opera nell’ambiente che per chi sorveglia ed assiste.
Formazione, Informazione e Addestramento
Il personale che opera in ambienti sospetti di inquinamento o confinati, compreso i datori di lavoro nel caso in cui vi accedano, deve obbligatoriamente essere formato ed informato sui rischi propri di tale attività (D.L.gs. 81/08) sebbene la conferenza Stato-Regioni non abbia ancora definito una precisa durata e un aggiornamento periodico di tale tipologia di corsi.
I criteri per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori che operano in ambienti confinati o ambienti a sospetto inquinamento sono definiti nel D.L.gls 81/2008 s.m.i e nel DPR 177/2011, questi riportano anche l’obbligo della formazione e dell’addestramento.
In particolare il DPR 177/11 impone anche l’addestramento alle procedure specifiche di lavoro e di emergenza oltre che all’addestramento all’uso dei DPI III° cat.
Il ruolo della formazione e dell’addestramento è importante anche per rendere consapevoli gli operatori e fornire gli strumenti per gestire le emozioni e lo sforzo fisico richiesto anche in fase di soccorso. Questi infatti sono tenuti a rispondere prontamente mettendo in atto le misure ed i comportamenti di prevenzione e soccorso previsti senza esitazione.
Di particolare efficacia in tale contesto è lo svolgimento di attività formative mirate anche con l’ausilio della realtà aumentata che consente di riprodurre l’ambiente specifico e simulare la presenza dei rischi propri dell’attività lavorativa.
Fonti:
INAIL – “Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art. 3 comma 3 del Dpr 177/2011”.
Punto Sicuro
“Rischi specifici nell’accesso a silos, vasche e fosse biologiche, collettori fognari, depuratori e serbatoi utilizzati per lo stoccaggio e il trasporto di sostanze pericolose – ISPESL 2008”: